Nel mondo immobiliare, uno degli aspetti più rilevanti per i locatari e i proprietari è l’adeguamento Istat, una pratica che può influenzare in modo significativo il costo degli affitti.
Ma cos’è esattamente l’adeguamento Istat, come funziona e quanto impatta sui canoni di locazione?
Cos’è l’adeguamento Istat?
L’adeguamento Istat si riferisce alla revisione periodica dei canoni di locazione in base all’Indice dei Prezzi al Consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI), pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat).
L’ indice misura la variazione dei prezzi di un paniere di beni e servizi acquistati dalle famiglie e serve a monitorare l’andamento dell’inflazione.
Quando un contratto di locazione prevede l’adeguamento Istat, significa che il canone d’affitto sarà aggiornato annualmente in base alle variazioni di questo indice. In questo modo, si tutela il potere d’acquisto del proprietario e si garantisce che il valore reale dell’affitto non diminuisca a causa dell’inflazione.
A cosa serve l’adeguamento Istat
L’adeguamento Istat ha due scopi principali:
- Protegge dall’inflazione, poiché garantisce che il valore reale del canone di locazione rimanga stabile nel tempo. Senza questo meccanismo, l’affitto potrebbe perdere valore reale a causa dell’aumento dei prezzi dei beni e servizi.
- Garantisce equilibrio economico tra le parti coinvolte nel contratto di locazione, evitando che l’inflazione e i cambiamenti economici influenzino in modo eccessivo il reddito del locatore o il budget del locatario.
Come funziona
L’adeguamento Istat viene calcolato annualmente.
L’indice FOI pubblicato dall’Istat viene confrontato con quello del periodo precedente e la differenza percentuale viene applicata al canone di affitto. Ad esempio, se l’indice FOI aumenta dell’1,5%, il canone d’affitto sarà adeguato con un incremento dello stesso valore percentuale.
Quanto incide sull’affitto?
L’incidenza dell’adeguamento Istat sul canone di affitto può variare a seconda dell’andamento dell’inflazione: di solito, l’aumento del canone dovuto all’adeguamento Istat è contenuto, ma può accumularsi nel tempo.
A luglio 2024, l’Istat ha reso noti i dati sull’inflazione, registrando un incremento dell’1,3% sull’indice generale dei prezzi al consumo. L’indice FOI, ha invece registrato una crescita dell’1,1%. Questo comporta un lieve aumento per chi ha il rinnovo annuale dell’affitto, con un impatto medio di circa 9 euro al mese, ovvero 108 euro annui. Le cifre variano in base alla città.
I rincari nelle grandi città
Gli effetti dell’inflazione sono immediati e si riflettono in modo tangibile sulle spese delle famiglie, soprattutto per coloro che hanno un contratto d’affitto con adeguamento annuale, come nel caso dei contratti 4+4.
A Milano, i locatari dovranno affrontare i maggiori aumenti, pari a 20 euro al mese, per un totale di 240 euro annui. A Venezia, l’incremento sarà di circa 15 euro mensili (180 euro all’anno), mentre a Bolzano si aggirerà sui 14 euro al mese (168 euro annui). A Roma e Bologna, gli affitti saliranno di circa 13 euro al mese (156 euro all’anno), mentre a Firenze e Como si prevede un aumento di 12 euro mensili (144 euro all’anno).
L’adeguamento Istat nel 2024
In sintesi, l’inflazione del 2024, pur avendo un impatto relativamente modesto su base nazionale, si riflette in aumenti significativi dei canoni di affitto nelle principali città italiane, con variazioni notevoli da una zona all’altra.
L’adeguamento Istat è un aspetto cruciale dei contratti di locazione in Italia, offrendo una protezione tanto ai locatori quanto ai locatari contro le fluttuazioni economiche. Comprendere come funziona e quanto può influire sull’affitto può aiutare entrambe le parti a pianificare meglio e a gestire le proprie finanze in modo più efficace.